Il protagonista si sveglia nel mezzo di una foresta, ma sarebbe meglio dire che sembra quasi nascere nel mezzo del bosco. È giovane e ha l'espressione di chi non solo non sa dove si trova, ma neppure è in grado di capire cosa è quello che lo circonda. Sembra realmente appena nato. Trovato a camminare senza meta per strada, la polizia non può fare altro che portarlo in una struttura per ragazzi sbandati, dove gli viene dato il nome di Kyle. Ma il direttore capisce non è come gli altri ragazzi, non parla, sembra non capire, ma cosa ancora più strana, non ha l'ombelico. Viene chiamata Nicole Trager, un'assistente sociale la quale si rende conto subito che c'è qualcosa di speciale in lui e decide di tirarlo fuori di lì, nell'unico modo possibile: portandolo a casa sua.
Ma la convivenza in casa si presenta difficile: ci sono troppe cose che Kyle non capisce e soprattutto, comincia a dimostrare abilità del tutto sconcertanti: risolve compiti i di scuola dei figli di Nicole in pochi secondi e senza sapere cosa ha davanti, compone disegni fotorealistici usando dei pastelli ed è in grado di comparire e scomparire davanti alle persone come se niente fosse. Così le domande si moltiplicano: chi è davvero Kyle? Da dove arriva? E chi è l'uomo che lo osserva a distanza?
Ma suona molto più inquietante la prima domanda che il ragazzo stesso riesce faticosamente a pronunciare, quando impara lentamente a usare la parola: Cosa sono io?