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Squid Game: la sfida, su Netflix il reality tratto dalla serie coreana

Nel settembre del 2021 uscì su Netflix la serie coreana Squid Game, che nel giro di qualche settimana ottenne in tutto il mondo un enorme successo. Nei primi 28 giorni la serie creata da Hwang Dong-hyuk raggiunse 111 milioni di visualizzazioni, conquistando la palma come serie più vista su Netflix e battendo Bridgerton. Dal 22 novembre arriva su Netflix una sorta di corollario nominato Squid Game: la sfida e, come già sappiamo, non si tratta di una serie bensì di un reality show che riattraversa le iconiche sfide dei protagonisti della serie. In questo cortocircuito tra fiction e reality non sono mancate le polemiche, a partire dalle critiche scaturite da alcune indiscrezioni che parlavano di condizioni pericolosi del set… strategia di marketing della grande N rossa oppure realtà?

456 persone comuni si ritrovano a competere per un montepremi di 4,56 milioni di dollari, indossando le tute verdi e numerate. Da Un, due, tre stella al gioco del Dalgona (il biscotto di caramello da intagliare senza romperlo), passando per il tiro alla fune e altre sfide all’ultimo brivido, ogni giocatore sarà sottoposto a uno stress molto elevato mentre dovrà allearsi ma anche guardarsi bene le spalle rispetto agli altri. Ovviamente, nessuno verrà ucciso. Per esempio, la bambola gigante dell’Un, due, tre stella sparerà della vernice per eliminare i concorrenti. Ci sarà un confessionale (si, proprio come ne Il grande fratello) nel quale i concorrenti potranno confidarsi davanti una telecamera.

Come detto, non si tratta di una serie tv, ma allora perché ne parliamo? Perché Squid Game: la sfida, offre il gancio per iniziare a riflettere sulla tendenza delle piattaforme streaming di allargare la loro offerta, nel tentativo di dare il colpo di grazia alla tv lineare. Ormai questa tendenza è certificata da alcuni prodotti come Lol – Chi ride è fuori che vanno in tutt’altra direzione rispetto al mondo seriale, puntando verso obbiettivi diversi. Ci sono però dei glitch molto interessanti, dei prodotti che ragionano più a fondo con l’idea di narrazione. Tra questi è da citare Jury Duty, in Italia disponibile su Prime Video, dove uno dei giudici della corte popolare non sa di essere vittima di uno show, non sa che il processo è una farsa e che tutti gli altri membri della giuria sono degli attori. Jury Duty mescola le carte e sfruttando lo stile del mockumentary e del legal drama costruisce una serie unscripted dai risvolti sorprendenti.

Tornando a Squid Game: la sfida, il discorso cambia totalmente. Lo show è ideato a favore dei fan della serie originale, con la differenza che la cupezza del racconto si dissolve nel gioco parossistico, senza quella dose di surrealtà à la Takeshi’s Castle, e senza neanche un’invasione zombie sul set del Grande Fratello come nel Dead Set di Charlie Brooker.

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silvio